Quando entro in una scuola o in una palestra mi accorgo subito di una cosa: l’energia dei ragazzi è pura, sincera, ancora capace di stupirsi.
È un’energia che non va indirizzata dall’alto, ma riconosciuta, accolta e accompagnata.
È da questa convinzione che nasce l’incontro voluto dal Liceo “R. Mattioli” di Vasto e dal Comune di Vasto una mattina dedicata alla formazione, all’ispirazione e allo sport, tre elementi che insieme sanno costruire fiducia, unione e spirito di squadra.
Negli anni ho imparato che scuola e sport parlano lingue diverse, ma raccontano le stesse verità: la fatica che diventa crescita, le cadute che si trasformano in coraggio, le differenze che – se vissute con rispetto – diventano risorse preziose.
Troppe volte, invece, le differenze vengono vissute come separazioni: tra maschi e femmine, giovani e vecchi, tra chi si sente all’altezza e chi no, tra chi si inserisce facilmente e chi resta un po’ ai margini.
È qui che lo sport, il gioco diventa un ponte formidabile per unire le sponde.
Durante lo speech “L’Energia che Sei” accompagnerò i ragazzi in un viaggio che parte dal campo ma arriva alla vita: la presenza, la responsabilità personale, la motivazione, la determinazione e soprattutto la fiducia reciproca.
Ma non interessa che rimanga un discorso teorico: farò di tutto perché diventi un’esperienza che ispira e dà degli appigli per lo sviluppo di sé.
Abbiamo aggiunto, dopo lo speech, una partita mista di pallavolo tra gli studenti. Maschi e femmine insieme, senza ruoli predefiniti, senza categorie per uno scopo comune e condiviso di ricerca del risultato.
Un modo semplice ma potentissimo per mostrare che quando ci si mescola davvero, quando si collabora e si rimane uniti, invece di separarsi, la qualità del gioco, delle relazioni – e del gruppo – cambia subito in meglio.
L’inclusione non è un concetto da imparare: è qualcosa che si sente nel corpo, nelle relazioni, negli sguardi in assenza di giudizio.
Da molti anni rifletto su ciò che chiamo il triangolo educativo: allenatore–giocatore–genitore.
Nella scuola il triangolo si trasforma in insegnante–studente–genitore, ma la logica è identica: ogni relazione sostiene o indebolisce le altre due. Il ragazzo cresce quando gli adulti – non perfetti, ma presenti – remano nella stessa direzione.
È uno dei temi centrali del mio libro progetto Panchine Pensanti: luoghi fisici e metaforici, le panchine dei campetti, dove sedersi, ascoltare, confrontarsi e diventare comunità.
A Vasto con la scuola e la pubblica amministrazione che mi ospita, come in quei luoghi che mi accoglieranno in futuro, porto sempre lo stesso messaggio:
non sei solo, fai parte di una squadra, e insieme, dando il meglio, possiamo essere vincenti.
Perché la vita, come lo sport, ci ricorda ogni giorno che insieme come comunità o come squadra si crea davvero lo spirito vincente.