La formazione degli allenatori sportivi giovanili, nei corsi di aggiornamento, è una delle parti del mio lavoro che amo di più.
Ogni volta che incontro un gruppo di tecnici sento che lì c’è un pezzo importante del futuro dei nostri ragazzi e ragazze.
Allenare adolescenti non significa solo insegnare tecnica, tattica e preparazione fisica. Significa diventare un punto di riferimento, un esempio concreto, un compagno di viaggio in un’età dove tutto cambia in fretta.
Lo sport, con le sue vittorie e sconfitte, le sostituzioni, le decisioni arbitrali contestate, i piccoli infortuni, diventa un grande maestro. Sono esperienze che, nel bene e nel male, forgiano carattere, resilienza e consapevolezza.
È in quei momenti che il coach entra davvero in scena: non solo come allenatore, ma come facilitatore di crescita. Perché l’apprendimento nello sport giovanile è olistico: abbraccia insieme tecnica, tattica, fisicità e soprattutto umanità.
Negli sport di squadra – e non solo – il cuore del lavoro sta nelle relazioni. Con se stessi, con i compagni, con l’allenatore. È lì che spesso si nasconde quel potenziale inespresso, a volte persino sconosciuto, che aspetta solo di essere risvegliato.
Il mio percorso nel Coaching, le arti antiche di crescita personale, l’Inner Game, le esperienze vissute da atleta, allenatore, dirigente, mental coach e padre di quattro figli mi hanno portato a scrivere due libri che parlano proprio di questo. [Li trovi su amazon: “L’energia che sei” e “Panchine pensanti“]
Nei corsi, la mia sfida è trasmettere agli allenatori il valore della “parte umana” del loro lavoro. Dare strumenti pratici, fondati su basi scientifiche, per portarla in campo ogni giorno.
La chiamo “l’Energia che sei”. È il titolo del mio libro, ma soprattutto è la realtà che ognuno di noi emana: motivazione, presenza, fiducia, passione, coraggio, amore.
Ma c’è una condizione: non puoi trasmettere ciò che non sei. Devi incarnarlo. Devi essere motivato, presente, appassionato. Perché se entri in palestra frustrato, arrabbiato o stanco della vita, quella è l’energia che inevitabilmente raggiunge i tuoi atleti.
Accanto a questo, oggi l’allenatore affronta una sfida nuova: la relazione con i genitori.
In Panchine Pensanti ho raccontato come il triangolo Allenatore–Atleta–Famiglia sia decisivo. I genitori sono parte integrante del percorso: accompagnano, sostengono economicamente, incoraggiano, aiutano nei momenti difficili. Ma a volte hanno bisogno di essere guidati, di comprendere davvero il cammino che i loro figli stanno percorrendo.
Per questo credo che il compito dei tecnici nello sport giovanile sia tanto affascinante quanto complesso. Non è solo allenare, è prendersi cura di una comunità.
Ecco perché ogni volta che entro in un’aula di formazione mi sento motivato ed entusiasta: so che, anche solo di un centimetro, posso contribuire alla crescita di uomini e donne che con la loro passione fanno la differenza nella vita dei ragazzi.