La coesistenza tra Intelligenza Artificiale, consapevolezza e spirito umano, di Franco Bertoli
Con il Dipartimento di Energia del Politecnico di Milano ho avuto l’onore di partecipare come speaker a un campus intensivo dedicato a uno dei temi più urgenti del nostro tempo: la coesistenza tra l’essere umano e l’Intelligenza Artificiale. Sono arrivato come coach, formatore, ma prima di tutto come uomo di sport e di vita. Ho attraversato stagioni, sfide, vittorie e trasformazioni, e proprio per questo oggi sento ancora più forte il bisogno di riportare al centro ciò che ci rende veramente umani. L’essere umano non è – e non vuole essere – una macchina. Per troppo tempo ci è stato insegnato il contrario, ma oggi abbiamo finalmente l’opportunità di ricordarlo e di riscoprirne il significato profondo. Lo vedo nei giovani che incontro: ingegneri brillanti, manager emergenti, dottorandi motivati, campioni dello sport. Ragazzi con un’intelligenza viva, creativa, con una voglia autentica di crescere, mettersi in discussione, aprirsi a nuovi orizzonti, esplorare dentro e fuori di sé.
Durante il campus ho portato con me una verità che ho già condiviso nel mio libro L’Energia che Sei: non è la macchina a fare la differenza, è l’energia che sei. È lo stato d’animo che ti accompagna, è lo spirito che trasmetti agli altri. La tecnologia è un mezzo, non il fine. L’intelligenza artificiale è potente, ma non ha anima né intenzione. L’intenzione è nostra, ed è proprio per questo che oggi più che mai serve allenare la coscienza, restare radicati, presenti, centrati. Solo così possiamo guidare, e non farci guidare, da ciò che costruiamo.
Uno dei momenti più significativi è stato il cammino nel Labirinto di Stavello, ispirato alla spirale della vita e alla forma del cervello. Un viaggio esperienziale e interiore, dove ogni curva è una scelta, ogni passo una domanda. Il labirinto è strutturato su dodici livelli, associati a dodici sentieri: è un percorso simbolico che richiama archetipi profondi, legati ai segni zodiacali, ai numeri e alla rosa dei colori, ma soprattutto al cammino personale verso il proprio centro. Un modo concreto per riconnettersi con se stessi, riattivare l’intuizione e la fiducia nel proprio sentire.
Abbiamo integrato questo lavoro con esperienze nella natura, come lo Shinrin Yoku – il bagno nel bosco – che ci ha permesso di ritrovare la connessione con il corpo, il respiro, la terra. In quel silenzio, tra gli alberi, è emersa la consapevolezza che anche la gratitudine è una forma di intelligenza. E che per usare l’IA con etica e responsabilità, serve prima saper ascoltare le nostre forme più sottili di intelligenza: emotiva, intuitiva, creativa, spirituale.
In visita a Casa Zegna, esempio concreto di impresa fondata su visione e valori umani, ho sentito ancora una volta quanto siano attuali parole come autodisciplina, passione, amore per il territorio, rispetto per le persone. Non ha algoritmi, ma ha consapevolezza. Non coltiva solo dati, ma relazioni e bellezza. In un mondo che rischia di dimenticare l’essere umano, Casa Zegna ci pone una domanda che mi accompagna ancora: “Siamo ancora capaci di creare con anima?” Io credo di sì, se restiamo fedeli all’energia che siamo. Se uniamo spirito e tecnologia, visione e responsabilità, possiamo davvero costruire un futuro che funziona e fa bene. Un futuro che abbia senso.
Come ho scritto su Tuttosport: “Pogacar e Sinner sono energia pura. Non macchine.” Quando parliamo di atleti come “robot perfetti”, dimentichiamo che vincono perché sanno gestire il proprio stato d’animo, affrontano le sfide con fiducia, resilienza, amore. Lo stesso vale per questi giovani dottorandi e professionisti, che mi hanno ispirato con la loro motivazione, la voglia di non mollare mai, la fame di senso. Chiedono strumenti, ma anche significato. Hanno bisogno di un sistema che riconosca la loro unicità, la loro umanità.
Tutto questo è stato possibile grazie alla professoressa Michela Longo, guida visionaria che ha saputo unire voci e talenti in un’unica direzione: crescita tecnica e crescita umana. Al centro del progetto c’è lo stesso spirito di squadra che ho vissuto da capitano nelle mie esperienze più belle. Perché coesistere con la tecnologia non significa solo “funzionare insieme”, ma evolvere insieme. L’Intelligenza Artificiale è il mezzo. L’energia che sei è il fine.