Amo essere un mental coach - Franco Bertoli

È più importante quello che sei o quello che sai?
Nel nostro vivere la professione, la famiglia, le relazioni c’è sempre in gioco il nostro saper fare.
Le nostre competenze, i nostri titoli formativi acquisiti il nostro capire lo riteniamo fondamentale ma in realtà per esprimersi al meglio, avere una buona prestazione in ciò che stiamo facendo qui e ora c’è in gioco il nostro saper essere, il meglio che siamo, presenti, concentrati, calmi, lucidi per intraprendere azioni, decisioni che ci porteranno verso il nostro futuro desiderato.
Per Essere me stesso, il meglio di me, esprimere tutto quello che valgo ogni giorno al lavoro, ogni partita che gioco, ogni esame che affronto, ma anche semplicemente in ogni cena con la mia famiglia dove voglio essere il genitore che ascolta, chiede, ama, supporta è prioritario l’atteggiamento mentale.

“Esperto in Psicologia della Prestazione Umana” così definisce la propria professione il Prof. Giuseppe Vercelli in questo articolo che vi propongo al fine di prendere molto più in considerazione di quanto già facciamo l’allenamento dell’essere piuttosto che solo l’allenamento del fare e del sapere come ci è stato inculcato fin dalla prima elementare.

Siamo tutti esseri umani eccellenti, la vera sfida quotidiana è quella di esprimere ogni giorno, ogni ora, ogni istante il meglio che possiamo essere adesso vivendo il presente come un dono.

Per questo amo essere un Mental Coach che supporta le persone di tutte le età e professioni usando il metodo Maieutico del Coaching e dell’Inner Game affinché ognuno possa “essere tutto il bravo che già è” ma di cui non è ancora completamente consapevole.

Avevo già parlato del Professore e di un suo libro che mi aveva particolarmente interessato, puoi leggere l’articolo -> qui

Oggi vi propongo l’estratto di un’interessante e illuminante intervista al Prof. Giuseppe Vercelli:

“Oggi la figura dello psicologo (detto anche “Esperto in psicologia della prestazione umana“) è molto più presente nel calcio, anche a livello dilettantistico. Abbiamo raggiunto il Prof. Giuseppe Vercelliresponsabile dell’area psicologica della Juventus e docente di Psicologia sociale e Psicologia dello Sport presso l’Università degli studi di Torino, un esperto capace di illustrarci in modo semplice e allo stesso tempo professionale, tutte le dinamiche – positive e negative – che stabiliscono se un ragazzo avrà la forza di reggere l’impatto emotivo con il calcio professionistico oppure no.

PdC: Psicologo, mental coach o come denominato tempo fa da Andrea Ranocchia su corriere.it “esperto in mental training”? Quale figura rappresenta e quale, secondo lei, crea confusione?
GV: “Esperto in Psicologia della Prestazione Umana” è il modo giusto per definire la professione. Rispetto ad esempio alla figura del “motivatore”, l’esperto in questa disciplina conosce e opera sui meccanismi mentali che governano la performance. Agisce quindi sulla struttura dell’atleta, non avvalendosi di tecniche suggestive che generano dipendenza. L’allenamento mentale, per come lo intendiamo, deve permettere al singolo di raggiungere il proprio massimo potenziale, promuovendone però l’autonomia e l’indipendenza. Ciò che quindi ci differenzia dagli altri professionisti del settore riguarda il fatto di supportare l’atleta in un percorso di crescita che lo porterà ad acquisire degli strumenti che, in piena autonomia, gli permetteranno di incorporare e governare i propri meccanismi mentali.”